Cos'è
Dalle aspre montagne e dalle conche dell’aquilano, alle magni- fiche colline pescaresi e teatine, ai vigneti del frentano, fino alle coste vergini del vastese per poi rientrare sulle sinuose colline del Molise, e arrivare ai campi arati del Tavoliere delle Puglie. Questo è il tratturo Magno, una via d’erba larga 111 m, di pro- prietà ancora demaniale, che collega L’Aquila a Foggia e che fino a soli cinquant’anni fa, vedeva centinaia di migliaia di pe- core e numerosi pastori migrare in transumanza ogni inverno. La transumanza ha una storia che risale sicuramente a prima del III secolo a.C. Oltre alle testimonianze archeologiche disseminate lungo le vie dei grandi tratturi, nei testi latini troviamo numerose citazioni di questa usanza, già propria della popolazione italica dei vestini cismontani. È ragionevole pensare che caratterizzasse anche il naturale nomadismo delle prime tribù che vivevano nel- le terre d’Abruzzo durante il Paleolitico e che seguivano i flussi migratori dei grandi animali verso pascoli più miti. A conferma delle profonde radici pastorali aquilane, il diritto di uso civico è ancora oggi vigente sui pascoli montani abruzzesi. E la transu- manza a piedi lungo il tratturo Magno è continuata fino agli anni ’60, integrata dal trasporto su rotaia, per poi lasciare posto al trasporto diretto dal pascolo all’azienda invernale su autotreni a rimorchio.
Dal 2007, l’esperienza della transumanza ha cominciato a ri- affermarsi grazie a Tracturo 3000 (www.tratturomagno.it), un gruppo di appassionati che propone e organizza una volta all’anno il viaggio a piedi da L’Aquila a Foggia, seguendo esat- tamente il percorso dei pastori in transumanza.
La data del 29 settembre, scelta come inizio del cammino, ri- chiama la data tradizionale della partenza delle greggi: è il gior- no di San Michele, protettore dei pastori, che nei secoli aveva sostituito il mito di Eracle, il quale a sua volta si era sovrappo- sto al culto precedente di una più antica divinità italica legata ai pastori, alle acque sorgive e alle grotte.
Il percorso che qui proponiamo riguarda la prima parte del tratturo Magno, da L’Aquila a Forca di Penne, nell’aquilano. Il territorio è caratterizzato da un paesaggio montano, delimitato a Nord dal massiccio del Gran Sasso e a sud dalla catena del Sirente-Velino.
L’impressionante stratificazione storica che si evidenzia ai mar- gini del percorso e l’esistenza ben documentata di insediamenti fin dal Paleolitico dimostrano quanto il tratturo Magno sia non solo uno straordinario “corridoio ecologico”, fra il Parco na- zionale del Gran Sasso e il Parco regionale Sirente-Velino, ma anche una risorsa centrale per le economie delle comunità che hanno popolato questi territori nel corso dei millenni.
Il tratturo Magno, infatti, attraversa la piana dell’Aquila, la pia- na di Navelli e la piana di Capestrano, le tre aree che le fonti antiche attribuiscono al popolo pre-romano dei vestini cismon- tani. Con l’emergere dei vestini, vediamo il definitivo affermar- si, intorno al X sec. a.C., di una vera e propria civiltà pastorale, con centri fortificati posti sulle alture come punti di riferimento degli insediamenti agricoli sparsi nelle vicinanze.
In età repubblicana, a seguito delle guerre italiche e dell’in- corporazione di questo territorio nello stato romano, si veri- ficò una significativa crescita economica e uno sviluppo della pratica dell’allevamento transumante: in ogni epoca storica, la stabilità politica ha infatti favorito gli spostamenti necessari alla pastorizia transumante. La caduta dell’Impero Romano deter- minò al contrario il declino di questa pratica.
Solo l’unificazione politica normanna e l’articolazione istitu- zionale svevo-angioina, all’inizio del Trecento, recuperarono la frammentazione medievale dell’Abruzzo interno, del Molise e delle Puglie, favorendo nuovamente la crescita dell’allevamento ovino.
Nel 1447 Alfonso I d’Aragona istituì la Regia Dogana per la Mena delle pecore in Puglia. Il Regno concedeva, in cambio di una “fida” (una cifra versata dai pastori al Regno di Napoli per ogni pecora che passava la dogana di Foggia), protezione e di- ritto di passaggio lungo il Regio tratturo fino alle locazioni del Tavoliere delle Puglie, con la concessione per tutto l’inverno di erbaggi adeguati a sostenere le pecore “dichiarate”. Nel ’600, le 15 maggiori famiglie dell’Aquila - fondata nel ’200 come “città mercato” della lana e dello zafferano - possedevano ben 160.000 pecore. Da questo prospero commercio nacquero mol- ti dei grandi palazzi patrizi dell’Aquila e di alcuni borghi dei dintorni, come pure i monasteri e le tante chiese tratturali che accompagnano il percorso. Nell’Abruzzo interno l’allevamento ovino ha continuato a rappresentare un’importante risorsa so- ciale ed economica fino al declino, cominciato nel XIX secolo, con la messa a coltura dei pascoli pugliesi.